Il ricordo gioioso del giorno della liberazione di Bologna si scontra con la difficile e disincantata realtà della situazione italiana del secondo dopo guerra. L'autore collega la disoccupazione vissuta dopo il '45 a quella causata dall'innovazione tecnologica negli anni '80.
Una ventenne di origini piemontesi, residente a Bologna, inizia a scrivere un diario per raccontare lo sviluppo della sua storia d'amore con un ragazzo genovese di nome Ernesto. Descrive le fasi del fidanzamento, la trepidazione dell'attesa e il dolore per la perdita della prima maternità, il cambio di città e di vita, la gioia per l'arrivo di un altro figlio e la freddezza dei rapporti con la madre. Quando Ernesto si ammala si aggravano le preoccupazioni per la scarsità del lavoro: l'autrice ritrova la serenità quando per lui si aprono le porte dell'insegnamento in una scuola pubblica.
Nel 1939, Ettore e Adele, appena sposati, partono da Milano per raggiungere la Palestina e sfuggire alle persecuzioni razziali. Dopo cinque anni, Ettore va a lavorare come chimico industriale ad Abadan in Persia, lasciando la moglie a Tel Aviv con due figli piccolissimi. Inizia così un fitto epistolario in cui Adele, rimasta sola a crescere i figli Hanna e Daniel, lo rende partecipe in ogni momento della vita familiare. Caparbia e tenace, nonostante le difficoltà, si adatta ai lavori più umili pur di partecipare economicamente al mantenimento della famiglia. I coniugi condividono le ansie per i parenti rimasti in Italia esposti ai pericoli della guerra e del...
Estremi cronologici
1937
-1945
Tempo della scrittura
1939
-1945
Tipologia testuale
Epistolario
Natura del testo in sede
Dattiloscritto: 2
Originale autografo: 1
Integrazione
Fotografie