Sfollato da ragazzo, con la famiglia, in un piccolo paese in provincia di Caserta, un pensionato ricorda la scoperta felice d'una vita all'aperto. Poi, però, dovranno rientrare a Napoli e lo faranno a piedi, trovandosi di fronte a "nuovi invasori", in mezzo a mille problemi per trovare un po' di cibo. Una memoria d'infanzia, in cui la guerra è sullo sfondo.
Il 26 settembre 1943 l'autore viene catturato dai tedeschi a Napoli e portato prima a Caserta, dove trova molti dei suoi amici, poi a Sparanise. Riescono a fuggire e, dopo un viaggio avventuroso, raggiungono Napoli, il 30 settembre.
Catturato dai tedeschi mentre è sfollato con la famiglia in un paese del napoletano, un professore di filosofia, di costituzione gracile e delicata, è deportato nella Germania occidentale e costretto ai lavori forzati. Un anno e mezzo segnato dai soprusi di alcuni capo-baracca, dal lavoro in fabbrica e lungo le ferrovie, dalla fame insanabile e dalla paura, finirà con l'arrivo degli americani.
Emilio, dopo l'8 settembre 1943, per timore dei rastrellamenti si consegna ai tedeschi a Boscocase, in provincia di Napoli, e viene deportato in Germania. Pia, perse le tracce del marito, gli scrive delle lettere, pur sapendo che non arriveranno mai al destinatario. Sfoga così il dolore per le piccole difficoltà e le immense tragedie che deve affrontare da sola, come la perdita di un figlio appena partorito. Col passare del tempo Emilio riesce ad attivare sporadiche comunicazioni con il padre Edgardo, residente a Genova, che fa da tramite con Pia e da filtro sulle condizioni di vita e di salute del marito. I due riusciranno a riunirsi nell'agosto del 1945.
Estremi cronologici
1943
-1945
Tempo della scrittura
1943
-1945
Tipologia testuale
Epistolario
Natura del testo in sede
Fotocopia originale: 2
Originale autografo: 1
Dattiloscritto: 2
Allegati
Fotografie