Un viaggio nelle carceri italiane attraverso le lettere inviate a Suor Gervasia: ergastolani, detenuti politici, transessuali e tossicodipendenti che, si proclamano innocenti e le chiedono soldi e raccomandazioni, ma anche conforto e comprensione.
La narrazione a caldo, subito dopo i fatti, poi rielaborata a distanza di molti anni, del trasporto per nave dei profughi ebrei che lasciavano clandestinamente l'Europa per raggiungere la Palestina. Il protagonista ha vissuto l'avventura come membro dell'equipaggio di una nave e ha condiviso la prigionia degli ebrei a Cipro, sotto il dominio inglese.
A 18 anni è arrestato per antifascismo, in carcere impara a studiare. All'uscita, nel 1941, è richiamato sotto le armi, prima nel Montenegro, poi in Francia. L'8 settembre è a Nola, riesce a fuggire, si arruola nell'esercito badogliano, collabora con gli Alleati ed è nuovamente imprigionato per insubordinazione. L'amnistia dell'aprile del 1946 lo rende libero di tornare a casa.
Dotato di quella fierezza tipica della cultura pastorale sarda, condannato per un reato gravissimo, a suo dire mai commesso, lasciandosi trasportare da sentimenti di profonda avversione contro un certo sistema, organizza e porta a termine un sequestro di persona con finalità estorsiva. Le cose finiranno con l'andare nel peggiore dei modi, con la morte dell'ostaggio e con la sua condanna all'ergastolo.