Una giovane studiosa lavora per la cooperazione internazionale nel Kosovo del dopoguerra, curando un progetto di "Archivi della Memoria". Attraverso numerose interviste e incontri emergono i drammi, le speranze e le miserie appena vissute, sia dai serbi che dagli albanesi. Il piano più intimo e personale si sovrappone alla narrazione degli incontri effettuati per motivi di lavoro.
Un breve viaggio attraverso l'Italia, nel diario di una turista americana che annota -in italiano-, accanto alla fatica dei continui spostamenti, le caratteristiche, le abitudini e l'arte di piccole e grandi città. L'arrivo a Pieve è l'occasione per scoprire l'Archivio e vedere il suo diario più famoso, quello scritto sul lenzuolo a due piazze da Clelia Marchi.
Diario viaggio in Urss, 1963 (settembre - ottobre)
Claudio Pavone
Uno storico partecipa nel 1963 al congresso internazionale di storia della Resistenza a Karlovy Vary e si intrattiene per un mese a Mosca, Leningrado e Kiev come archivista di Stato. In seguito all'accordo stipulato fra il governo italiano e quello sovietico, oltre che intervenire ad incontri e visitare archivi, nel diario l'autore fa riflessioni e considerazioni su luoghi, paesaggi, persone che incontra e si confronta su argomenti politici, di costume, economici e culturali con gli studiosi russi.
L'autore è un noto storico dell'arte e museologo, esponente culturale di rilievo fino alla prima metà del Novecento. Federico dedica una prima metà dei suoi scritti al ricordo del periodi giovanile trascorso a Roma a studiare filologia e storia dell'arte, a coltivare passatempi spensierati e amicizie colte e talvolta sorprendenti. Nel 1900, nel corso di alcuni restauri a Santa Cecilia in Trastevere, emerge un grande affresco duecentesco che Federico riconosce e attribuisce a Pietro Cavallini. Come emerge dal diario, la scoperta del Giudizio Universale di Santa Cecilia si rivela un avvenimento determinante per la vita e gli studi di Federico. Dai primi del No...
Alle soglie degli ottant'anni, una donna decide di raccontare la propria vita. Nata sul finire degli anni Venti a Bari in una famiglia facoltosa, trascorre l'infanzia tra la palazzina familiare nel borgo murattiano e la villa di campagna a Molfetta. Dopo un periodo felice vissuto a Trani, dove frequenta il ginnasio, il lavoro del padre e l’incombere della Seconda guerra mondiale richiedono continui spostamenti e la famiglia si trasferisce prima a Milano, poi a Torino - lasciata per sfuggire ai bombardamenti - e infine a Firenze, dove i pericoli non sono da meno fino al passaggio del fronte.
Finita la guerra si iscrive all’università e si laurea con Gaetano...